Il fenomeno dei disturbi neuropsichci e dei tentativi di suicidio tra i minorenni è un fenomeno che, purtroppo, risulta in costante crescita e di cui si parla poco.

Solo nell’anno 2018 i pazienti in neuropsichiatria infantile sono stati più di 500mila. Un numero impressionante di ragazzi provenienti da ogni classe sociale e da contesti familiari molti differenti, accomunati da sintomi come: forte depressione, attacchi di panico, forte angoscia.

Secondo una ricerca condotta presso l’Ospedale di Padova nel 2019 si stima che il suicidio sia la seconda causa di morte tra gli adolescenti.  Questo fenomeno è cresciuto costantemente negli ultimi 30 anni ma è diventato un’emergenza negli ultimi 10.

Ma qual è la causa del malessere adolescenziale?

Risulta difficile risalire ad un’unica causa. Di certo i ragazzi sono stracarichi di aspettative, questo comporta un fardello molto pesante sulle loro spalle.  Viviamo all’interno di una società che bombarda di messaggi contrastanti e da una parte spinge questi ragazzi ad un’idea di successo infinito in termini di denaro e popolarità, dall’altra manda un messaggio negativo sul futuro.

La pandemia da Covid-19 ha fatto crescere ulteriormente il disagio adolescenziale. Il mondo degli adulti, con grandissime sofferenze, è costantemente proiettato sulla gestione della vaccinazione e sulla fine della pandemia, ma i ragazzi non sanno come immaginare il futuro, e questo dolore crea giorno dopo giorno delle fratture emotive che portano alle sofferenze e alle sintomatologie descritte in precedenza.

Si parla di un aumento dei ricoveri di minori dal 20 al 30 per cento durante la seconda ondata di pandemia. Mentre durante il primo lockdown i giovani hanno vissuto le chiusure come un anticipo delle vacanze estive, dal mese di Ottobre 2020 è cambiato tutto. Le permanenza costante nelle abitazioni e la DAD hanno creato problemi enormi.

I ragazzi vanno aiutati nella costruzione della loro Identità, nel rafforzamento di quello che sono e non nella spinta verso quello che dovrebbero essere. Di certo le istituzioni devono o dovrebbero fare la loro parte nel potenziamento degli spazio di aiuto e in un maggiore investimento nella prevenzione della sofferenza emotiva e psichica.

Questo dibattito si sta sviluppando anche a livello internazionale, quando a fine gennaio 2020 l’organizzazione United for Global Health ha lanciato la campagna #Timetoinvest durante il World Economic Forum di Davos per sensibilizzare i leader mondiali sul tema.

Investire non significa soltanto investire a livello economico ma significa dare spazio e fiducia al futuro dei nostri ragazzi. È di fondamentale importanza che loro possano ritrovare la fiducia nel presente ma soprattutto nel futuro. E per fare questo hanno anche bisogno del supporto del mondo adulto.

Una delle chiavi principali per aiutarli è l’ascolto. L’ascolto vero, autentico delle loro paure, fragilità, ma anche delle loro incredibili risorse. Ascoltare in modo autentico richiede pazienza, fatica, disponibilità e presenza. Ma questa è l’unica strada per non abbandonare gli adolescenti.